Intervista al tenore divino Frate Alessandro

di Eva Purelli*

Eva Purelli: La sua simpatia è immediata, spontanea, come il sorriso franco che sa conquistare chiunque, assieme alla gioia di stare assieme, a tavola, raccontando spassose barzellette. E la serenità dello sguardo racconta di una pace interiore conquistata dopo una complicata ricerca (come lo fu per San Francesco). Frate Alessandro Giacomo Brustenghi, nato a Perugia il 21 aprile 1978 è stato catapultato in breve tempo dalla pace serafica della storica Porziuncola di San Francesco e dalla Basilica Papale di Santa Maria degli Angeli in Assisi (dove prese i voti nell’Ordine dei Frati Minori nel settembre 2009)al mondo luccicante dello show-business discografico. Il suo disco “Frate Alessandro La voce di Assisi” ha venduto centinaia di migliaia di copie in tutto il mondo, è rimasto al primo posto della parade in Inghilterra, dove lo scorso ottobre il tenore umbro era di casa nei mitici studi di registrazione di Abbey Road. Dopo di allora, un disco d’oro in Italia, in Francia e un successo crescente in Spagna, America, Australia. Passaggi televisivi, interviste, libri.
Ci racconti una giornata-tipo di Frate Alessandro, prima che divenisse famoso. E dopo.

Frate Alessandro: Non è cambiato in sostanza nulla, come prima faccio servizio in Santuario e in portineria, e la scansione della mia giornata è uguale a quella dei miei fratelli: sveglia alle 6,30, Lodi, Messa, preghiere comunitarie. La novità è che due giorni la settimana insegno canto, in Convento, ai fratelli e agli esterni. A ciò si aggiungono gli impegni dei miei concerti, le interviste, gli incontri per le organizzazioni, i momenti dedicati all’ascolto di chiunque abbia problemi o voglia confidarsi (anche se non sono Direttore spirituale).

E. P.: Riesce a trovare il tempo anche per lo studio?

F. A.: In Convento, magari dopo cena, ho per fortuna un luogo isolato. Io dormo poco, dalle 3 alle 5 ore e per rilassarmi faccio il falegname, restaurando harmonium; il lavoro manuale rieduca e riequilibria la mia passione, perché la musica è interna ma implica enorme impegno di concentrazione.

E. P.: E’ definito un tenore divino, ma che studi ha fatto, terreni…?

F. A.: A 9 anni mi sono iscritto al Conservatorio di Perugia per studiare organo elettronico, poi mi sono rivolto ad organo e composizione e infine alla classe di canto. Devo tutto a Gabriella Rossi, mia professoressa di canto, con lei mi sono diplomato e nel frattempo ho studiato Teologia ed entravo ed uscivo dal Convento! La qualità della voce è naturale ma il risultato è frutto di tanto studio, che continua.

E. P.: Sembra che il diavolo la tenti con la fama, la ricchezza…ora che è cosi popolare.

F. A.: Anche lavando i piatti in Convento puoi avere le identiche tentazioni per giocarti l’eternità. Ringrazio invece Dio che col canto realizza di più la mia vocazione. Il canto è una totale esperienza spirituale”.

E. P.: I suoi modelli nel canto quali sono?

F. A.: Cerco di imparare da ciascuno, il segreto è essere se’ stessi: più sei originale e più sai trasmettere con sincerità.

E. P.: Cosa teme di più: perdere la fede o la voce?

F. A.: Quando morirò la voce la perderò, per la Fede, non penso di averne così tanta…!

E. P.: Cosa pensa delle chitarre rock a Messa?

F. A.: La musica sacra e liturgica ha i caratteri della santità, della vera arte e dell’universalità, purtroppo tutti lo hanno scordato. Perciò l’Eucarestia non è uno scherzo ed è necessaria la distinzione fra il profano. A volte mi chiedono di cantare brani operistici, a Messa. Io ho sempre rifiutato. La liturgia col Gregoriano, l’opera e la musica moderna si possono fare a parte, in concerto.

E. P.: Lei ha un sito, è in Facebook e twitta…non è ‘troppo’ moderno?

F. A.: I Social network sono mezzi di comunicazione, non di conoscenza. Trattiamoli per quello che sono, altrimenti rischiano di illudere e poi deludere!

E. P.: Cosa la soddisfa alla fine di ogni suo concerto?

F. A.: Mi commuove la bellezza della gente venuta ad ascoltarmi. E’ come se davanti avessi la storia di ciascuno. La musica ci fa unire, gli applausi ringraziano me, ma io non posso che applaudire e ringraziare Dio”

E. P.: Conosceva Vicenza? E il M° Fracasso e gli artisti che hanno lavorato con lei in concerto?

F. A.: Ero venuto per la Fiera Koiné in aprile, ho visto un po’ il centro, molto bello. E’ stato entusiasmante lavorare per la prima volta con il Maestro e con il suo Coro, con la pianista Carta e con il soprano Casarotto. La forza di questi nuovi incontri è la condivisione (anche in umanità) della meraviglia della bellezza della musica.

 

(intervista realizzata in occasione del concerto benefico: “Frate Alessandro – Laudato Sii” svoltosi domenica 14 luglio 2013 nella Chiesa di Santa Corona all’interno degli eventi di “Vicenza in Lirica 2013”)