Andrea Castello: Qual’è la lettura che, una grande come Fiorenza Cedolins dà allo spartito prima di “aggiungere” la voce?
Fiorenza Cedolins: La preparazione che precede la fase cosiddetta del “mettere in gola” la parte è fondamentale: lettura musicale perfetta, raccomando sempre ai mie allievi di conoscere già la parte quasi a memoria prima di cominciare a cantarla, e documentazione storica, letteraria, stilistica di spartito, libretto, compositore e librettista al fine di maturare una propria originale idea interpretativa supportata da ragioni culturalmente valide.
A. C.: Qual’è il suo consiglio che dà ai giovani cantanti che devono debuttare un ruolo, primario o comprimario che sia?
F. C.: Di essere perfettamente preparati, senza “sconti”, ed inappuntabili professionisti. Oggi, un’ottima preparazione musicale ed attoriale valgono forse più di una voce grande. Il modo di fare teatro è cambiato e ciò che si chiede è di essere straordinari sotto tutti gli aspetti, non solo di possedere uno strumento baciato da Dio. Dunque: pronti, disciplinati e professionali. I “divismi” ed i capricci possono ancora valere in alcuni teatri ma in generale sono ben poco tollerati e comunque si pagano…..
A. C.: Quanto sono fondamentali i vocalizzi prima di uno spettacolo ma, anche, come allenamento giornaliero? Qualcuno afferma che i vocalizzi sono superflui e stancano solo la voce, cosa ne pensa?
F. C.: Stupidaggini! Il vocalizzo va fatto bene, con il cervello, strumento principale del cantante!
Ovvio che se la tecnica è approssimativa, istintiva e sostanzialmente fortunosa, il vocalizzo stanca, perchè non c’è attenzione né controllo, quindi l’emissione è ancor più scorretta che in fase di esecuzione, dove almeno l’adrenalina sopperisce alla mancanza di appoggio tipica delle voci mal impostate. Inoltre l’emissione forzata di chi non conosce la tecnica, stanca la voce , mentre il “cantar sul fiato”, finalità ultima dello studio tecnico, migliora con l’esercizio, ammorbidendo la voce, rendendola robusta senza mai forzare.
A. C.: Lei non ha cantato Mozart ma ugualmente è diventata una grande interprete affermata. Allora, alla luce di questo, non è vero che per diventare un interprete affermato o comunque un bravo cantante bisogna assolutamente “passare” per Mozart?
F. C.: Non ho mai cantato Mozart ma l’ho studiato e molto a fondo. E’ estremamente formativo. La mia esperienza mi porta a dire che, per il repertorio italiano, sia piuttosto fondamentale lo studio del Belcanto.
A. C.: Puccini: eleganza, raffinatezza, grande passione ed amore ma, anche, grande orchestrazione. Quando consiglia agli interpreti emergenti di eseguire Puccini? E soprattutto come cantare Puccini?
F. C.: In presenza di voci abbondanti , ricche di armonici, di estrema sensibilità soggettiva, direi che Puccini è molto consigliato. Il problema di Puccini sono le frasi in canto sfogato, dove l’appoggio è enorme e la gola molto larga. Per questo ci vuole una predisposizione naturale, non tutti gli strumenti reggono questo tipo di lavoro. Ma non va frainteso: non tutto lo spartito si canta così! Ci sono intere scene dove si deve anche saper cantare “leggero” , morbido e sul fiato, altrimenti non si regge fino alla fine dell’opera, penso specialmente a Butterfly…
A. C.: Puccini come tutti sappiamo, scrive tutte le annotazione sullo spartito. Quale libertà di interpretazione può concedersi un cantante nei diversi ruoli Pucciniani?
F. C.: Rispettando la scrittura? Massima! Fantasia!!! Nuove idee, sottotesto originale!
A. C.: Giovani cantanti che, magari pur avendo belle voci e buona preparazione, non emergono e che si permettono di insegnare canto. Scelta astuta o poco rispettosa verso i grandi o nella peggior delle ipotesi “ultimo stadio”?
F. C.: La mia grande fortuna all’inizio è stato non aver soldi da spendere per le lezioni di canto! Se non si è più che sicuri di affidarsi a buone mani, consiglio piuttosto l’ascolto comparato dei grandi cantanti, ma -attenzione- solo di esecuzioni dal vivo e di registrazioni rigorosamente “live”. La miglior cosa è l’ascolto dal vivo. Per me è stato fondamentale essere entrata a 21anni nel coro del Teatro Verdi di Trieste, dove ho potuto ascoltare grandi cantanti da pochi centimetri di distanza e poi tutta la successiva esperienza fatta in palcoscenico, prima in coro, i piccoli ruoli, poi i grandi ruoli in provincia ecc… Insieme a ciò, registratevi, dal fondo della sala, in ambienti con poco riverbero e non nascondetevi dietro scuse…. Affrontate i vostri problemi vocali e musicali con intelligenza, coraggio e determinazione. Da tutte le voci si possono trarre esecuzioni gradevoli.
A. C.: A volte si sentono giovani cantanti uscire dal conservatorio anche con voti altissimi, ma la voce completamente rovinata e che devono iniziare nuovamente un percorso di studi per ricostruirsi una tecnica vocale e, nel peggior dei casi, per curarsi la corda. Che ne pensa di tutto ciò?
F. C.: Non ho frequentato il conservatorio…, il problema è l’inadeguatezza delle retribuzioni all’interno delle strutture pubbliche… Ovviamente chi sa insegnare molto bene, preferisce lavorare come libero professionista….A parte rare eccezioni naturalmente.
A. C.: “Tecnica vocale”, due semplici parole ma con enormi contenuti e responsabilità, sia per il maestro di canto che per l’allievo. Come può definire Lei la sua tecnica oggi che, la sua carriera è affermata? E quale consiglio rivolge ai giovani studenti di canto, così da rafforzare il loro studio?
F. C.: La mia tecnica mi permette di eseguire opere che vanno da Bellini a Cilea, da Mozart a Strauss. Non smetto mai di perfezionarmi e di cercare la migliore resa vocale interpretativa. Questo è il mio segreto…
A. C.: Fiorenza Cedolins, una carriera straordinaria segnata anche da alcuni dispiaceri. Ma, lasciando i dispiaceri alle spalle visto che si sono risolti in pieno, qual è ora il suo sogno o anche la sua opera “nel cassetto”?
F. C.: Dispiaceri che , come sempre nella mia vita, mi hanno reso più forte, consapevole e matura. Esperienza positiva! Sto preparando alcuni debutti: Lucrezia Borgia, Lohengrin e La Forza del Destino.
A. C.: Fiorenza Cedolins, una donna dalla carriera affermata. In quale ruolo da Lei interpretato si riconosce maggiormente?
F. C.: La donna che stimo di più è Adriana Lecouvreur, ma in realtà c’è molto di me in ognuna delle mie grandi eroine, non potrebbe essere diversamente perchè non canto personaggi che non amo
A. C.: Poter dare il proprio parere, o consiglio, o comunque esprimere una critica utile alla propria esecuzione canora al direttore d’orchestra: decisione difficile da prendere e spesso improduttiva o segno di professionalità ed amore per la musica?
F. C.: Se si è musicisti entrambi, di grande sensibilità e di buona volontà, ci si capisce senza molti discorsi….
A. C.: La critica. A volte i critici si soffermano su dei minimi particolari vocali imperfetti che possono derivare da: una serata di stanchezza in cui la corda ne risente, un minimo di distrazione, una regia difficile. Il critico deve criticare, lo sappiamo, ma secondo Lei è giusto dire che un bravo critico debba proporre anche delle soluzioni o meglio impostare in modo costruttivo il suo commento?
F. C.: Alla fine non siamo delle macchine, ma delle persone umane e, come tutte le persone umane, abbiamo dei giorni sì e dei giorni no.
Anche i critici…. Rispetto l’opinione dei critici anche quando non sono d’accordo: si espongono nel pubblicare le loro opinioni quanto ci esponiamo noi nel cantare. Come nell’Arte ci sono i grandi, le copie e le brutte copie.
A. C.: Un saluto a “Concetto Armonico”…..
F. C.: L’Armonia è il massimo grado di conoscenza a cui l’Uomo e soprattutto l’Artista dovrebbe tendere! Speriamo di raggiungerla tutti!
Intervista di Andrea Castello, Presidente dell’associazione Concetto Armonico. 21 Agosto 2012 © Concetto Armonico