di EVA M. Purelli
L’Opera buffa costituisce un elemento di rottura con l’età barocca.
Nell’Opera seria i protagonisti rappresentano ideali, virtù, incarnano le aspirazioni e i valori della nobiltà disegnata spesso come esecutrice delle volontà divine. Anche i mezzi espressivi sono adeguati: le melodie brillano di una apollinea bellezza, i mezzi vocali devono essere di grande abilità ed espressività virtuosistica, le trame ribadiscono l’ordine gerarchico.
Nell’Opera buffa, i cui contenuti già riflettono le novità culturali e sociali in atto nella società di fine Settecento, non per forza i cantanti devono avere una eccellente vocalità, piuttosto devono essere anche buoni attori. Ed i personaggi ora appartengono e sono lo specchio della borghesia, del popolo, di una quotidianità vissuta anche in ambito familiare. Mutano i linguaggi musicali e sovente il caos che regna nelle opere buffe e nel titolo più importante di Gioachino Rossini, Il Barbiere di Siviglia, è l’indizio di una società che ha perduto il senso dell’orientamento e con i punti di riferimento conseguenti (limitativi molte volte di una idea di democrazia ancora molto in fieri) travolti dalla disinvoltura spavalda di una borghesia imprenditoriale. Il Figaro del Barbiere ne è un esempio chiaro. Congeniale allo stile comico di Rossini, il personaggio principale è un unicum di sfrontatezza, furbizia, sicurezza, spavalderia. Si potrebbe dire che è il nuovo che avanza, intraprendente e abile, senza troppe esitazioni o sensi di colpa, motore centrale dell’azione, conscio che il metro di paragone sostanziale è il potere del (nel) denaro.
Rossini quasi lo disegna con una punta di disprezzo paternalistico, ma non indaga a fondo nella caratterizzazione sociale, giacché egli stesso rimane fino all’ultimo rappresentante di un secolo già passato.
Con il personaggio di Rosina nasce una nuova tipologia di figura femminile prestata all’Opera. Solo in apparenza ‘dolce’, ‘obbediente’, ‘rispettosa’, la bella Rosina dimostra di sapere affinare le sue doti di donna scaltra, volitiva e, all’uopo, vendicativa. In grado di ordire terribili trappole, al solo segnale di contraddizione. Rossini è compiaciuto di queste abilità tutte femminili e regala al personaggio una vocalità tersa e adamantina assegnando a Rosina l’imprimatur del paradigma di una donna risoluta, smaliziata, indomita e infine, vincente. Ed il passaggio dall’utilizzo in scena della voce di contralto rossiniano a soprano leggero e di coloritura, nella storia interpretativa dell’Ottocento, secondo noi ha accresciuto l’immagine di una donna determinata e paragonabile socialmente alla donna moderna.
Gli altri due personaggi maschili, Don Basilio e Don Bartolo escono dalla penna di Rossini musicalmente vincenti e convincenti, ma non ugualmente dal punto di vista psicologico, fortemente condizionati da una sottolineatura macchiettistica a volte condizionante. Per fortuna il Barbiere, grazie all’abilità del pesarese e alla aderenza testuale di Sterbini, è un perfetto ed equilibrato susseguirsi di melodie accattivanti, arie celebri, eloquio brioso, in un quadro d’insieme dal forte colore paesaggistico ed evocativo che fa divertire facendo riflettere.